Abbattimento effettuato su un semplare di Aesculus hipocastanum di 30 metri di altezza, un’espansione della chioma di circa 12 metri e con una circonferenza del tronco di 302 cm corrispondente a 97 cm di diametro.
L’esemplare di Ippocastano era intaccato da Ganoderma applanatum , un fungo decompositore delle latifoglie, con un corpo fruttifero o carpoforo a 35 cm di altezza dal colletto della pianta (il colletto è la porzione di fusto dove si congiungono l’apparato radicale e il tronco, e si trova in corrispondenza della superficie del terreno), manifestando delle porzioni di chioma disseccata e la presenza di essudati tanninici in ben otto punti diversi distribuiti omogeneamente lungo la circonferenza e sui rami primari e secondari in alta quota, che simboleggiano una reazione della pinta all’attacco da parte del fungo.
Il tronco presentava delle cavità sviluppate longitudinalmente per circa un metro di lunghezza e 15 cm di larghezza, inoltre la carie bianca aveva ormai intaccato circa il 60% della circonferenza al colletto, ma l’aspetto più critico fu l’apparato radicale, dove ormai il patogeno aveva degradato completamente oltre il 70% di esso.
Il Ganoderma applanatum è un patogeno parassita e saprofita ed è un agente di carie bianca che si sviluppa nello specifico alla base del troco, sulle radici e raramente più in alto sul tronco e sviluppa dei vistosi carpofori.
Questo patogeno può vivere sia come Parassita aggredendo alberi vivi, che come Saprofita ovvero attaccando alberi morti, decomponendo interamente il legno morto fino a farlo diventare humus, svolgendo cosi una importante ruolo per l’ecosistema.
Gli agenti di carie bianca decompongono cellulosa, emicellulosa e lignina e man mano che la decomposizione avanza il legno intaccato diventa molle, fibroso e scolora, diventando sempre più molle e la rigidità diminuisce drasticamente.
Il carpoforo del patogeno o anche più comunemente chiamato corpo fruttifero, rappresenta un organo del fungo che serve alla formazione, protezione e propagazione delle spore, le cellule deputate alla riproduzione.
Esso è caratterizzato da una parte superiore dura e con rigonfiamenti dapprima marrone, poi marrone scuro e di consistenza sugherosa; il lato inferiore è piatto e bianco, quando è fresco è morbido e di consistenza spugnosa, in parte con bitorzoli e con polvere di spore marrone.
La buca della ceppaia è stata lasciata aperta per favorire la solarizzazzione e distribuita della calce viva per disinfettare dal patogeno, quindi coperto il tutto con del film plastico, per favorire l’aumento della temperatura del terreno migliorandone la disinfezione.
Un mese prima del nuovo impianto verrà apportata sostanza organica per evitare il rischio di vuoto biologico.